Il vino è la bevanda ideale per stare in buona compagnia, secondo gli italiani

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Il vino è la bevanda ideale per stare in buona compagnia, secondo gli italiani.

Cosa spinge i consumatori a scegliere, tra un’ampia gamma, una bottiglia rispetto ad un’altra? La voglia di socialità e di stare in compagnia, davanti ad un calice di vino.

L’indagine conferma che la maggioranza dei consumatori è mossa dallo stare in compagnia, giovani in primis. Il 44% della Generazione Z dichiara di sentirsi festaiolo, e beve vino per stare con gli altri, vedendo quindi il prodotto come uno spunto per socializzare. Con l’alzarsi dell’età ci si sofferma maggiormente sulla qualità del prodotto, prendendosi il giusto tempo per degustarlo, nominata come occasione di consumo primaria dal 28% della Generazione X. I Millennials, invece, sono un target senza troppe pretese sul vino, che ama circondarsi di momenti di scambio, davanti a un buon bicchiere, indipendentemente dalla conoscenza del prodotto: ben il 33% si definisce un consumatore di vino basico. Tra il campione analizzato solo il 4% si definirebbe un collezionista, il gruppo di chi lascia invecchiare i vini per conservarli per momenti futuri.

 Ancora una volta, il vino si dimostra molto più di una semplice bevanda, ma un prodotto culturale che permette di passare dell’ottimo tempo in compagnia, racchiudendo in sé territorio, tradizione e convivialità. Sono questi, infatti, tratti evocativi intangibili che più di altri ci attraggono verso un vino piuttosto che un altro rispettivamente per il 50%, 39% e 38% delle persone intervistate.

Dalla ricerca emerge un ulteriore aspetto interessante, collegato all’importanza dell’estetica delle etichette dell’industria vinicola: un biglietto da visita double face per giovani e senior. I giovani risultano essere più attratti dagli elementi innovativi di design (24%), da dettagli come rifiniture, rilievi e materiali particolari (21%). I più adulti sono maggiormente attenti ai contenuti informativi (56%), come il territorio/regione di provenienza, il vitigno, le denominazioni d’origine e le gradazioni alcoliche. Il nome del produttore in etichetta occupa un ruolo di secondo rilievo (20%) e incide poco anche nei processi di scelta di fronte allo scaffale. Sempre in etichetta, quello che fa la differenza è l’area geografica (47%) e il tipo di vitigno (37%). Solo in ultima battuta (4%) viene preso in considerazione il tema premi e riconoscimenti. Tra gli altri aspetti attenzionati, la denominazione d’origine (35%) e la gradazione alcolica (33%).

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